Don Fiorenzo Facchini, nostro assistente spirituale, lo scorso 25 luglio ha ricordato i suoi primi 60 anni di sacerdozio. Buona parte del suo impegno pastorale è stato dedicato a Casa Santa Chiara.
Ci viene naturale domandargli:
Come e quando hai conosciuto e avvicinato l’esperienza di Casa S. Chiara?
Fu l’incontro con alcune ragazze di Casa S. Chiara in una tintoria dove mi recavo settimanalmente per un momento di riflessione spirituale a farmi conoscere la realtà di Casa S. Chiara, che allora (siamo nel 1964), accoglieva molte giovani lavoratrici in tre appartamenti di via Pescherie Vecchie. Capii che poteva essere un
“orticello” da coltivare e quando nel 1970 lasciai l’Azione Cattolica diocesana, l’impegno in Casa S. Chiara si intensificò, in accordo con il Vescovo, ed è proseguito nei servizi diocesani che successivamente
ho svolto, prima nella Caritas, poi nel campo della cultura, della scuola e dell’università.
Il contatto diretto con il mondo dell’handicap, al quale Casa S. Chiara a partire dagli anni ’70 dedicava la sua attenzione con forme nuove di intervento, è stato di grande arricchimento e mi ha aiutato anche per i diversi impegni che svolgevo in diocesi.
In tanti anni sono cambiate molte cose: qual era il rapporto di Casa S.Chiara con la Chiesa locale e quale oggi?
Casa S. Chiara ha sempre avuto una ispirazione cristiana. La provenienza di Aldina dall’A.C. e dalle ACLI era una garanzia, ma non sono mancati momenti in cui alcuni collaboratori volevano metterein discussione tale ispirazione o attenuarla. Con il tempo l’identità di Casa S. Chiara come esperienza cristiana nell’ambito della Chiesa si è meglio definita, anche in relazione agli sviluppi del volontariato cattolico e della Caritas. Casa S. Chiara si riconosce nella Chiesa locale, di cui vuole essere una espressione nell’impegno di carità e giustizia verso i fratelli che presentano disabilità.Anche il rapporto con il Vescovo è sempre stato molto vivo e i Vescovi hanno sempre dimostrato grande vicinanza e incoraggiamento.
Se dovesse oggi dare una raccomandazione a volontari e operatori quale sarebbe?
Operatori e volontari dovrebbero considerare il loro servizio in Casa S. Chiara come un dono del Signore, una grande opportunità per la loro crescita umana e cristiana. Il contatto con le persone che presentano difficoltà di vario genere, porta a scoprire i valori della vita, a dare un senso nuovo a tutto ciò che si fa… Ma è fondamentale una reale sintonia fra tutti quelli che operano in Casa S. Chiara. E’ necessario che tutti condividano lealmente lo spirito e le finalità di Casa S. Chiara e sisentano partecipi di un medesimo impegno.
Gabriele Mignardi