
Ancora una volta il nostro cardinale arcivescovo Matteo Zuppi ha trovato le parole più giuste per fare gli auguri di buon compleanno a don Fiorenzo. E che il ‘nostro monsignore’ fosse un pezzo da no-vanta lo sospettavamo da tempo. Ordinato sacerdote giovanissimo (aveva 22 anni), ha servito la Chiesa e gli uomini col passo forte e sicuro del camminatore esperto. Quando ha riassunto le tappe della sua vita l’ha paragonata ad una piramide a tre facce: il prete, il professore e l’assistente spirituale (e presidente della cooperativa) di Casa Santa Chiara. Per quasi cinquant’anni ha affiancato Aldina Balboni in un’avventura che continua sotto il suo sguardo custode e benevolo.
Su questo terzo aspetto del suo ministero potremmo dire molte cose. Ma preferiamo lasciare a lui la parola:
«Una cinquantina di anni fa incontrai casualmente delle ragazze di Casa S. Chiara che mi fecero conoscere Aldina. Così da metà degli anni Sessanta cominciai a prendere contatti con una realtà che non avevo mai avvicinata.
Fu la scoperta di un mondo: giovani che ti facevano entrare in una realtà uma-na sommersa e dimenticata, ragazzi e ragazze senza una famiglia, spesso istituzionalizzati, persone portatrici di handicap che aspettavano qualcuno che volesse loro bene. Molti soffrivano per la loro emarginazione sociale. E la Chiesa non poteva fare qualcosa per toglierli dalla solitudine? Dalla emarginazione? Non solo assistenza, ma una casa, relazioni umane, affetto.
Aldina con le esperienze diverse di Casa Santa Chiara che si affacciavano in relazione ai bisogni delle persone mi convinse che si doveva fare di più nella Chiesa e nella società.
Fu così che incominciai a interessarmi al mondo dell’handicap, a cercare alternative alla istituzionalizzazione delle persone. Ma che cosa si poteva fare? Non ho mai avuto specifici incarichi per Casa S. Chiara dal Vescovo, che però tenevo informato di questo mio impegno volontario sacerdotale. Voglio dire che i Vescovi mi hanno sempre incoraggiato a impegnarmi a fianco di Aldina, da mons. Marco Cè al cardinale Antonio Poma, dal cardinale Biffi al cardinale Caffarra. E se nel campo dell’assistenza ho avuto anche qualche incarico diocesano come vicario episcopale nel campo della carità lo devo alla sensibilità e all’esperienza che avevo acquisito in Casa S. Chiara». C’è tanta riconoscenza negli auguri piovuti da ognidove per una festa che è anche la nostra festa. «E poi per me Gesù è il vertice della piramide della mia vita. A Lui ho sempre cercato di fare convergere tutto».
Ti siamo grati per tante cose don Fiorenzo, ma soprattutto perché ci hai sempre ricordato che nelle piramidi a più facce che sono la nostra vita ci ritroviamo a condividere con te e con Lui il vertice di ogni montagna.
Gabriele M.
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